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Soffitto di Santa Maria in Trastevere

Tra i capolavori conservati in Santa Maria in Trastevere meno osservati è da annoverare sicuramente lo splendido olio su rame del Domenichino inserito al centro del soffitto ligneo della navata centrale, soffitto progettato e disegnato dallo stesso artista e messo in opera nel 1617. Il dipinto, splendido nei colori, si caratterizza per l’ardito scorcio prospettico che richiama, spostando il punto di vista ancora più in basso, l’Assunzione di Annibale Carracci, suo maestro, e l’Assunzione di Santa Cecilia da lui stesso realizzata ad affresco in San Luigi dei Francesi pochi anni prima.

Il soffitto invece è da lodare per un’ingegnosa ripartizione che fa emergere croci e stelle. Il Passeri nella Vita di Domenichino infatti scriveva

egli col suo disegno lo condusse al fine; e perché nell’arme de’signori Aldobrandini si veggono sei stelle, ha fatto tutto il ripartimento angolare, in modo che vien sempre a formarsi o una stella intiera o pure la metà di essa

Questo gioco di forme pure che emergono magicamente dal disegno avrà il massimo risultato nel soffitto della chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane progettato da Borromini.

Testo a cura del professor Tommaso Evangelista.

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Basilica di Santa Croce

La Basilica di Santa Croce a Firenze: uno dei più significativi esempi di gotico italiano e una delle più grandi chiese francescane.

La facciata in stile neogotico fu realizzata a metà ottocento su progetto di Nicola Manas e Lorenzo Bartolini e si caratterizza per la semplicità dell’ornato e l’eleganza della composizione. Il meglio della grazia decorativa rinascimentale è condensata nei decori mai eccessivi bensì malinconicamente classicisti.

Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere

fu la frase di Stendhal che in questa chiesa sperimentò per la prima volta la sua celebre Sindrome.

Basilica di Santa Croce, facciata. Firenze.

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Testo del professor Tommaso Evangelista

Bitetto

Bitetto, immutata nei secoli e immutabile, con il suo dedalo di vicoli che si sviluppa in modo concentrico a partire dal cuore del borgo medievale: la Cattedrale.
Lo sai dove nasce il romanico pugliese? Proprio qui, con questo tempio cristiano (XI sec.) insieme ai duomi di Taranto, Otranto, Troia e Acerenza.
E dopo aver ammirato la maestosa bellezza del duomo romanico, si va in cerca di un po’ d’ombra dal sole di mezzogiorno percorrendo le viuzze del borgo, ascoltando i discorsi in dialetto stretto di chi è rimasto ad abitare queste antiche case… A volte neanche io riesco a capire tutto ?

Bitetto, borgo e Cattedrale di San Michele Arcangelo

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Il mare d’Abruzzo

Il mare d’Abruzzo che preferisco: tutto per me, con il giusto acquerello di nuvole sopra la testa e tutto lo spazio della spiaggia per godermi il magico momento del contatto con l’acqua salata…

Spiaggia di Montesilvano

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Tramonto abruzzese

Un meraviglioso tramonto abruzzese dal belvedere di Guardiagrele, guardando verso le montagne e le colline molisane: il modo migliore per ritrovare un attimo di pace…

Belvedere di Guardiagrele (CH)

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Basilica di San Giovanni in Laterano

“Mater et caput” di tutte le chiese di Roma e del mondo: la Basilica di San Giovanni in Laterano.
Quanto mi piacerebbe respirare il profumo dell’incenso percorrendo le cinque navate della Primitiva Basilica Costantiniana… Ma anche adesso, l’opera di Borromini non è niente male (anche perché le vecchie navate le ha inglobate e le ha nascoste nelle murature barocche)…

Navata centrale dell’Arcibasilica del SS.mo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista.

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Nel cuore di Matera

Un’altra suggestiva veduta del cuore pulsante di Matera, la Cattedrale, che puoi rivivere attraverso le parole dello storico dell’arte Tommaso Evangelista:

E sopra le case e i vicoli, come da nobiltà antica, si erge un’acropoli bellissima, un empireo di palazzi che culmina nella cattedrale, Axis Mundi delle pietre e riferimento perenne di guida.

Breve estratto dall’inedito “Matera”, di Tommaso Evangelista.

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Santa Maria in Aracoeli

Santa Maria in Aracoeli è sorta sul luogo dell’antico Auguraculum, ovvero il pianoro da dove i sacerdoti romani traevano, mediante l’osservazione del volo degli uccelli, gli auspici.

Monastero Benedettino nel VI° secolo, primo impianto romanico nel XII° secolo, ristrutturata intorno al 1250 con l’avvento dei Francescani. Il soffitto venne decorato verso la fine del 1500 in memoria della vittoria di Marcantonio Colonna sui Turchi nella battaglia di Lepanto.

L’impianto conventuale fu demolito insieme a molte altre costruzioni nel 1880 per far spazio al monumento a Vittorio Emanuele II. L’altare della patria si sostituisce e nasconde l’altare di Dio secondo le istanze moderniste del Risorgimento.

Testo a cura del prof. Tommaso Evangelista.

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